Il Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34 ha comportato un forte incremento delle ristrutturazioni edilizie, grazie agli incentivi che hanno permesso di effettuare lavori senza pagarli direttamente. Tuttavia, tali interventi hanno generato e continuano a generare notevoli quantità di materiali di scarto che richiedono una gestione corretta.
Smaltire calcinacci, infatti, può sembrare una procedura semplice, ma è regolata da normative precise. Il riferimento principale è il Testo Unico dell’Ambiente (d.lgs. 152/2006), che, nel capitolo dedicato alle Norme in materia ambientale, stabilisce le linee guida per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti edili.
Cosa prevede la normativa
Come già spiegato, per smaltire calcinacci correttamente ci sono delle norme. In primo luogo è bene specificare che i materiali edili rientrano nella categoria dei rifiuti speciali, poiché alcuni di essi sono tossici e richiedono un trattamento specifico per il loro corretto smaltimento. Inoltre, come accade per i rifiuti domestici, anche gli scarti edili devono essere differenziati in base alla tipologia di materiale.
Non è consentito gettarli in un cassonetto generico; pertanto, è fondamentale predisporre, prima dell’inizio dei lavori, aree dedicate dove suddividere i rifiuti in base al materiale di origine. L’onere dello smaltimento spetta a chi genera i rifiuti, generalmente l’impresa edile incaricata dei lavori.
In questo caso, l’azienda deve compilare un formulario contenente informazioni dettagliate: la propria ragione sociale, l’origine del materiale, la tipologia e quantità di rifiuti, l’impianto di destinazione per il trattamento e il percorso previsto per il trasporto. Questo documento garantisce la tracciabilità e il rispetto delle normative ambientali.
Se i rifiuti prodotti sono inferiori a 30 kg al giorno e non includono materiali pericolosi, il privato può smaltirli autonomamente presso l’isola ecologica più vicina, a condizione che questa sia attrezzata per accettare scarti edili. Tuttavia, il trasporto deve essere eseguito in modo sicuro per evitare dispersioni dei rifiuti
In alternativa, anche per piccole quantità, sarà necessario rivolgersi a ditte autorizzate a ritirare e smaltire materiale edile o altri rifiuti da costruzione. È essenziale ricordare che uno smaltimento improprio non solo danneggia l’ambiente, ma può comportare gravi multe e responsabilità legali.
Adottare un approccio responsabile nella gestione dei rifiuti edili, pertanto, è sia un dovere civico che un investimento per la sostenibilità ambientale.
I costi
Il costo dello smaltimento dei rifiuti edili per i privati varia a seconda della ditta scelta e della località, oltre che della tipologia di materiale da smaltire.
In caso di calcinacci (che comprendono murature, rivestimenti, piastrelle, massetti, ecc.) il prezzo medio si aggira tra i 20 e i 45 euro per metro cubo. Per i materiali isolanti, come la guaina, i costi sono significativamente più alti, oscillando tra i 45 e i 100 euro per metro cubo, data la maggiore complessità del loro trattamento.
A questi costi si aggiunge spesso quello del carico e scarico del materiale, che in media è pari a circa 120 euro ma può variare di molto in base a vari fattori, come ad esempio la quantità dei rifiuti e le condizioni logistiche, ovvero la distanza dal sito di smaltimento, o la necessità di personale specializzato.