L’inquinamento acustico è uno di quegli aspetti ambientali di cui spesso ci rendiamo conto troppo tardi. Non è solo il rumore fastidioso del traffico o della vicina fabbrica, si tratta di un problema che, con il tempo, mette a dura prova il nostro organismo e la qualità della vita.

Per inquinamento acustico si fa riferimento all’esposizione continua a rumori con intensità e frequenze che superano le soglie di sicurezza per l’essere umano. Questo rumore, misurato in decibel ponderati A (dB(A)), è considerato pericoloso se supera i 55 dB(A) in contesti urbani o 45 dB(A) di notte, livello oltre il quale inizia a interferire con il riposo e le funzioni biologiche.

Se i livelli salgono intorno ai 65–70 dB(A), gli effetti negativi non tardano ad arrivare: stress continuo, perdita di concentrazione, pressione arteriosa, disturbi cardiaci e aumento del rischio di malattie neurologiche.

Tutto questo avviene spesso in sordina, senza conseguenze immediate, ma con ricadute pesanti nel lungo termine. Il fatto che molti di questi rumori arrivino da fonti percepite come normali, (un’autostrada, la rotaia del treno, una zona industriale), non significa che siano innocui.

Al contrario, è proprio la loro normalità a renderli pericolosi, perché ogni giorno ci abituiamo a un livello di degrado acustico che, col passare del tempo, può avere delle conseguenze importanti.

Come contrastare l’inquinamento acustico?

Per contrastare l’inquinamento acustico, occorre avviare innanzitutto un’attività di rilievo e mappatura accurata, con strumenti calibrati e protocolli conformi alle normative vigenti (DLgs 194/2005 e direttive UE 2002/49/CE). Sul campo si utilizzano sonometri professionali per misurare temporaneamente l’intensità sonora in punti strategici, i dati raccolti vengono poi elaborati con software come CadnaA o SoundPLAN.

Il flusso di dati viene modellato in mappe acustiche che evidenziano le isofone, linee immaginarie che delineano aree con livelli sonori omogenei, e permettono di mettere vagliare e controllare zone critiche come scuole, ospedali, quartieri residenziali, aree verdi.

In questa fase è determinante il lavoro interdisciplinare: tecnici del suono, ingegneri, urbanisti e sociologi devono collaborare per integrare i dati tecnici con la percezione reale dei cittadini. Risulta così evidente che misurare il rumore solo con strumenti non basta, ma bisogna andare oltre, raccogliere testimonianze, dialogare con chi vive il quartiere, ascoltare le segnalazioni.

Soluzioni concrete: tecnologia intelligente e progettazione partecipata

Dopo aver individuato le aree da proteggere, il passo successivo è implementare soluzioni mirate, tanto tecnicamente efficaci quanto integrate nell’ambiente e nella comunità. Ecco alcune delle opzioni:

  • Barriere tradizionali e manti acustici: barriere rigide in cemento o vetro fonoassorbente lungo strade o ferrovie, o manti stradali drenanti e fonoassorbenti in asfalto speciale.
  • Pareti vegetali e alberate: linee di vegetazione progettate per assorbire rumore e migliorare la qualità dell’aria, oltre a supportare la biodiversità urbana.
  • Infissi e isolamento passivo: doppi o tripli vetri, serramenti con guarnizioni, materiali isolanti da inserire nella ristrutturazione di edifici esistenti.
  • Smart sensor e IoT acustici: piccoli rilevatori ambientali connessi in rete per monitorare in tempo reale le variazioni acustiche e attivare interventi tempestivi.

Queste soluzioni sono complementari e funzionano se integrate in un progetto comune tra Comune, comunità e progettisti, caratterizzato da trasparenza, condivisione e valutazione costante dei risultati.

Cosa possiamo fare noi per ridurre l’inquinamento acustico?

Come cittadini possiamo contribuire a ridurre l’inquinamento acustico misurandolo nelle nostre abitazione o sulla strada tramite applicazioni specifiche o rilevatori amatoriali; segnalare alle autorità situazioni in cui i decibel sono più alti di quelli indicati nella soglie di sicurezza.

Ma anche partecipare attivamente prendendo parte ad associazioni e istituzioni che tengono a cuore il problema e sono alla ricerca di soluzioni.

Anche chi lavora nel campo della progettazione come architetti, urbanisti e ingegneri, può fare la sua parte integrando la gestione del rumore nell’intero processo progettuale: dall’analisi iniziale, alla fase esecutiva, fino alla verifica post-opera.

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Ultimo aggiornamento: 19 Giugno 2025